martes, 24 de abril de 2012


N.76 LATINA (ITALIA) CIUDADES  IMAGINADAS, CIUDADES REALIZADAS.  Desde Al Rawda a la Estación Espacial Internacional.


Latina (Italia) Mussolini y la ciudad racionalista


Fundada 30 de junio de 1932 e inaugurada seis meses después, el 18 de diciembre, con el nombre de Littoria, en recuerdo de un los antiguos romanos y sus jerarquías militares y políticas, la nueva ciudad planificada se construyó sobre los pantanos Pontinos, durante el gobierno fascista de Benito Mussolini. Desde 1934 es la capital regional de Lacio (Lazio en italiano) y se localiza en la provincia sureña de Latina. En 1946 fue renombrada como Latina, en referencia a la provincia donde se asienta el núcleo urbano. Junto con la entonces Littoria se fundaron otras dos ciudades de nueva planta: Pontinia y Carbonia (en Cerdeña).

Comparación entre el trazado original y la ciudad actual ( fuentes: http://www.novarchitectura.com/2011/12/18/e-successo-oggi-18-dicembre/ y Google Earth. Consultados 24/V/2012)

Marcello Piacentini fue uno de los arquitectos y urbanistas que participó en la construcción de la ciudad. Fue uno de los favoritos de Mussolini, Lo habíamos visto antes en nuestro blog cuando hablamos de la ciudad universitaria[1] y mostrábamos el caso de la nueva sede diseñada por él en Roma, con un estilo denominado neoclasicismo simplificado, caracterizado por su monumentalidad, e inscrito dentro del movimiento racionalista. Otros arquitectos que participaron en la operación urbanística y arquitectónica fueron Duilio Cambellotti y Angiolo Mazzoni.

Jerarquía vial y trazado original, sobrepuesto a la red actual ( fuentes: Google Earth. Consultados 24/V/2012)

La ciudad fue habitada en sus inicios por colonos del norte del país provenientes de las regiones de Friuli y Veneto, pero con el tiempo nuevos pobladores provenientes de zonas cercanas al Lacio han venido a habitar el centro urbano de nueva planta, por lo tanto la lengua del norte que introdujeron los primeros habitantes ha caído en desuso y en su lugar se habla un dialecto romanesco.


La economía de la región que sirve al sostenimiento de la nueva ciudad se basa en las industrias de la química, farmacéutica, alimentos, quesos, agro y servicios. En el pasado siglo XX se construyó una planta de energía nuclear, que hoy en día se está desmantelando.[2]



Il 18 dicembre ricorrono i natali di tre città italiane fondate durante il regime fascista: Littoria (1932), Pontinia (1935), Carbonia (1938).

Nel 1932 venne, infatti, fondata nel Lazio la città di Littoria, l’odierna Latina. La prima pietra della nuova città, il cui progetto era curato secondo i canoni dell’architettura razionalista italiana da Oriolo Frezzotti, venne posta il 30 giugno del 1932, nel totale silenzio dei giornali italiani come aveva disposto lo stesso Mussolini, fortemente contrario al progetto.  La stampa estera, al contrario, esaltò la costruzione di Littoria dedicando ad essa ampi articoli. Il Duce cambiò idea e il 18 dicembre dello stesso anno, partecipò alla solenne cerimonia d’inaugurazione. La nascita della nuova città fece il giro del mondo.  Il territorio comunale fu creato ricavandolo in larga parte da quello dell’attuale Cisterna di Latina (all’epoca Cisterna di Roma, poi dal 1935 Cisterna di Littoria), ma anche dai comuni di Nettuno e Sezze. Littoria fu eretta a capoluogo della neonata provincia nel 1934 (a lato: immagine aerea di Littoria nel 1932).[3]


El trazado urbano nos recuerda la ciudad salitrera de Mariaelena[4] en Chile, por su trazado –octogonal- aunque Latina es considerablemente más asimétrica, y su perímetro más orgánico; Además, Latina por su localización en tierras de cultivo y cercana a la costa se ha desarrollado mucho más, ocupando un amplio territorio en comparación con la ciudad salitrera. Los ejes monumentales, es decir las vías son por lo tanto más extensas y amplias. Aparecen nuevos barrios que se adaptan a la composición original, pero generan sus propios entornos y se presentan suburbios que desbordan con mucha la forma urbana inicial.


Latina presenta una plaza central de forma rectangular, rodeada por una vía, dicho espacio público se encuentra dividido en dos partes, una presenta jardines, con una fuente en el centro, la otra parte más pequeña es una placa dura. Conteniendo este entorno se presentan los edificios del ayuntamiento. La iglesia corta un eje monumental, localizándose al oeste. Atrás de esta continúa una vía ajardinada, con árboles en los costados y remata en un parque arbolado.

Ver video de la fundacion de la ciudadhttp://wn.com/Pontine_Marshes

La forma asimétrica del contorno se asemeja a las poblaciones medievales, en tanto que crece en -anillos concéntricos-, aparece también un eje vial de norte a sur, y se dispusieron múltiples plazas y espacios vacios ajardinados. Al sur-este se abre un gran parque, el cual queda inscrito en parte dentro del perímetro fundacional. Surgen manzaneros de todas formas que se adaptan a los giros de las vías. Al sur oeste se instala un centro deportivo, donde antes se había trazado una vía que describía un hexágono.


Hay que tener en cuenta que el complejo urbanístico de la ciudad planificada está concebido dentro del pensamiento racionalista que rompe la simetría urbana, sin embargo en la disposición visual de los edificios, el concepto de simetría, sí se presenta con gran fuerza, debido a su estilo neoclásico simplificado. Algunas vías presentan edificios que hacen espejo o simetría a lado y lado dela calle, generando una sensación de equilibrio, que sirve para enmarcar edificios monumentales; seguramente vendrían a reforzar las ideas del poder del gobierno que se presenta como un agente de equilibrio político y social, enmarcado en el fascismo de Mussolini.

Analisi urbanistica e architettonica

Il primo piano regolatore della città, calcolato in principio per accogliere poche migliaia di abitanti, venne disegnato da Oriolo Frezzotti in collaborazione con l’ingegnere dell’Onc Caio Savoia. E’ improntato ad un modello radiocentrico, strettamente relazionato alle principali linee di comunicazione già tracciate con i primi lavori effettuati dal Consorzio di bonifica di Piscinara: verso Cisterna-Roma, verso i monti Lepini, verso il mare, ovvero in direzione dei borghi già esistenti (Sessano, Villaggio Capograssa, Doganella, Passo Genovese e Casal dei Pini). Tale impianto consentiva di veder realizzata, funzionalmente, quella naturale apertura verso la campagna che avrebbe dovuto rappresentare, secondo le direttive politiche, la condizione primaria alla base dell’intero esperimento urbanistico. Sull’intelaiatura degli assi viari radiali venne ordita una serie di anelli poligonali concentrici di cui l’esterno, il viale Mussolini (oggi XVIII dicembre), costituiva la maggiore circonvallazione. Quanto alla definizione e alla distribuzione delle varie funzioni urbane, si adottò una soluzione con tre piazze maggiori, individuanti un polo politico, uno religioso-educativo ed uno commerciale.

Il cuore amministrativo originario della città coincide con la piazza del Littorio (oggi piazza del Popolo), dove sono concentrati alcuni dei più significativi edifici: il municipio, con la torre-orologio di trentadue metri d’altezza, l’albergo Littoria (oggi biblioteca e uffici comunali), la sede del partito nazionale fascista (oggi circolo cittadino), il cinema dell’Aquila (edificio abbattuto). Nelle immediate adiacenze furono collocati il palazzo delle poste, opera dell’architetto futurista Angiolo Mazzoni (fortemente manomesso nel dopoguerra), la stazione delle autolinee (demolita), il palazzo della Teti (oggi adibito a uffici comunali), la caserma dei Carabinieri, le scuole elementari in piazza Dante, gli annessi edifici residenziali dell’Ina (ing. Petrilli), l’opera nazionale maternità e infanzia, lo stadio. Ad ovest della piazza del Littorio, sul prolungamento del suo asse longitudinale, fu aperta la tranquilla piazza del Quadrato, centro agrario della città con la sede dell’opera nazionale combattenti e gli. uffici dell’azienda, sistemati perimetralmente.

Lungo la retta che attraversa il centro a sud si affaccia piazza S. Marco (già piazza Savoia), nucleo religioso-educativo costituito dalla chiesa omonima, l’asilo, la casa del combattente, l’opera nazionale balilla (oggi sede del Museo Cambellotti), gli edifici abitativi dell’Ina (arch. C. Vannoni).
A sette chilometri circa dall’abitato, infine, venne costruita la stazione ferroviaria su disegno, ancora, dell’architetto Mazzoni, intorno alla quale sorgerà, di lì a poco, il villaggio-satellite di Littoria Stazione.

I primi edifici pubblici progettati da Frezzotti sono contraddistinti da dimensioni contenute e bassa densità; il loro carattere semplice e modesto risulta appropriato alle esigenze di un mero centro rurale. Ma con l’elevazione di Littoria a capoluogo di provincia, salendo il novero delle costruzioni pubbliche, l’architetto tentò di convertirsi ad una maggior monumentalità, specie attraverso l’uso delle facciate ad ordine gigante e all’impiego dei rivestimenti in travertino, in risposta ad una accresciuta finalità rappresentativa.
A sud-est della piazza del Littorio, lungo la radiale verso Terracina, si creò la nuova piazza XXIII Marzo (oggi piazza della Libertà), fulcro delle funzioni politico-amministrative con la banca d’Italia e il grande palazzo del Governo; nelle vicinanze, proseguendo oltre le due costruzioni gemelle turrite dell’Istituto nazionale assicurazioni (arch. Machin) fu concepito il parco Arnaldo Mussolini.
Nella già esistente piazza del Littorio, a chiusura dell’unico lato rimasto aperto, venne edificato il palazzo degli uffici finanziari e del Genio civile, adiacente a quello dell’Economia corporativa; contemporaneamente, furono ampliati gli edifici mazzoniani delle poste e della stazione e terminati la questura, il distretto militare, l’Istituto tecnico (ing. arch. E. Caldarelli), la sede del Consorzio della bonifica di Littoria (arch. O. Frezzotti).

Il 18 dicembre del 1936, inoltre, venne inaugurato il palazzo di giustizia (arch. O. Frezzotti) e completata la realizzazione dell’ospedale e del quartiere delle case popolari (arch. G. Nicolosi), necessario a contenere l’improvviso addensamento demografico ed orientato ai più moderni criteri di edilizia residenziale.
Al 1938 vanno ricondotte le costruzioni della casa del contadino (arch. F. Di Fausto, demolita nel 1962) e dell’agricoltore.

Nel 1940, per conto dell’Ina, furono eseguiti su progetto degli architetti Mario Paniconi e Giulio Pediconi i fabbricati abitativi disposti ad angolo su piazza Roma.
Nel 1942, infine, l’architetto Frezzotti ideò l’imponente casa del fascio (palazzo M), dalla tipica planimetria ispirata al monogramma di Mussolini, e il palazzo della gioventù italiana del littorio; questi ultimi edifici saranno consegnati al Pnf solo nel febbraio 1943 e riporteranno pesanti danni a seguito dei bombardamenti anglo-americani.[5]

Los edificios suelen estar de acuerdo a los principios modernos: largos y estrechos para que se iluminen y ventilen generando una buena higiene interior, que evite el enrarecimiento de los espacios; de cubiertas planas, presentándose solo algunos edificios públicos con tejados a dos aguas; con estructuras del tipo –dominó- en con concordancia con los estándares constructivos de la época, además se generan espacios verdes al interior de la manzana; algunos edificios presentan planta libre o pórticos que permiten pasar a través de ellos.




[1] Ver nuestro blog número 63
[2] Wikipedia consultada 2012

martes, 17 de abril de 2012

N.75 ADELAIDA (AUSTRALIA) CIUDADES  IMAGINADAS, CIUDADES REALIZADAS.  Desde Al Rawda a la Estación Espacial Internacional.



Adelaida (Australia): La urbe del anillo verde



La región estaba ocupada por una población aborigen, los Kaurna, quienes fueron diezmados y expropiados hasta su casi total extinción, por los colonizadores europeos. Paradójicamente, las ciudades del sur de Australia fueron una iniciativa de –la compañía de colonización inglesa-,  para garantizar oportunidades a una población libre, aunque fueron iniciadas por convictos que habían alcanzado la libertad. Se buscaba extraer recursos que sirvieran al hambre de materias primas que tenía la Inglaterra industrializada, especialmente lana.



La ciudad que acogió, entre otros, a grupos de luteranos de Prusia para garantizar su dignidad, libertad de expresión y que luego se denominó popularmente “ciudad de iglesias” no reconoció el valor ancestral de los habitantes originales, denigrándoles hasta la actualidad.



El arquitecto George Strickland Kingston había ya concebido la planta urbana desde 1823, pero solo se fundó hasta 1836. Uno de sus más destacados fundadores fue el Coronel William Light. Se le dio al nuevo sitio el nombre de la reina consorte de William IV de Inglaterra, lo cual nos recuerda también el caso de Teresina[1] donde se le dio a la ciudad el nombre de una de las mujeres de la alta nobleza.

Google Earth (Vista general del centro de Adelaida) 2012


Con Adelaida encontramos un nuevo eslabón en la historia de las ciudades planificadas, que se parecen por tener 5 plazas o espacios públicos, uno central y otros que alimentan los barrios. Este linaje aparece por primera vez con una ciudad romana del siglo I d.C. Lucus Augusti, (hoy Carmen  de Lucus augusti)[2], pasa luego a Philadelphia[3] (1682), en cierta forma ocurre algo similar en Savannah[4] (1733) luego la veremos en La Nueva Guatemala de la Asunción[5] con su plan ilustrado que se desdibujó (1776), y finalmente en Adelaida (1836).



La multitud de fundaciones hispánicas en América contaron con solo un espacio público, incluyendo la frustrada expansión de Monterrey (1794) donde reaparece el esquema de las cinco plazas. Sin embargo la tradición urbana inglesa va a ser la mayor exponente de esta formación con múltiples plazas. Esta forma urbana nos habla de la idea de –libertad- de ideología, pues cada plaza es el centro de un barrio con algún carácter socio-político-religioso. Aparece en oposición a Camberra la capital política de Australia, que se caracteriza por un trazado –casi barroco- plagado de puntos focales, círculos y polígonos.



En Adelaida reaparece nuevamente el tema de la ciudad planificada que siendo ortogonal y racional tiene un perímetro asimétrico, que no se inscribe del todo en sólidos regúlales como rectángulos. Lo cual nos recuerda el trazado de Belohorizonte en Brazil. Al analizar el plano fundacional y las imágenes satelitales se puede apreciar que la forma urbana podría haber sido completamente regular, pero por alguna razón se prefirió darle cierta asimetría y sinuosidad que en otros casos se ha debido a la idea de darle a la ciudad nueva y regularizada un aire de peculiaridad en los barrios, aunque ésta solo se percibiría en los manzaneros más cercanos a los bordes.



Además la traza de Adelaida introduce un nuevo elemento a la composición urbana, la noción de tres –focos- urbanos, tres núcleos urbanos separados por zonas verdes y unidos por vías, localizados en ambas bandas del rio Torrens, además no están alineadas, si no que cada subconjunto asume su propia orientación con respecto a la rosa de los vientos. Es posible que dicho alejamiento obedezca a separación de funciones o a una división étnica o de clase. En el núcleo fundacional las calles enmarcan manzaneros rectangulares, pero muchas calles no tienen una continuidad lineal y otras han sido ocupadas por edificios.



En la composición urbana la zona verde perimetral es fundamental porque separa el núcleo fundacional de la expansión urbana dotando a la ciudad de un entorno verde tan necesario para el sano disfrute de la vida cotidiana en entornos densos como la ciudad. Aparece como en Belohorizonte una vía circunvalar, que delimita el centro fundacional. En esta zona verde se sitúa sin embargo algún equipamiento de la ciudad como cárcel y cementerio, pero también parques, hoy en día sigue siendo un eje ambiental.



La expansión urbana ha mantenido cierta continuidad con la orientación de la ciudad fundacional, generando una fácil comunicación entre los extremos. Los suburbios aparecieron pronto y para 1853 tenemos registro de ellos.[6] El asentamiento se ha desparramado más ordenadamente y se habla de un fenómeno del tipo “sprawl” característico del urbanismo anglosajón, la ciudad ha crecido al norte y al sur, pero se orienta más hacia la costa.



[1] Ver nuestro blog número 54
[3] Ver nuestro blog número 48
[4] Ver nuestro blog número 49
[5] Ver nuestro blog número 45
[6] http://www.macalester.edu/courses/geog61/kpaulson/history.html

miércoles, 11 de abril de 2012

N.74  KARLSRUHE (ALEMANIA) CIUDADES  IMAGINADAS, CIUDADES REALIZADAS.  Desde Al Rawda a la Estación Espacial Internacional.


Karlsruhe (Alemania): El abanico de Carlos

La ciudad fue fundada el 17 de junio de 1715 después de la final de la Guerra de Sucesión española[1], por el margrave o marqués Karls Wilhelm Von Baden-Durlach III como su palacio, según se dice, luego de una jornada de cacería, el aristócrata soñó con la construcción de una nueva ciudad, -para la capital de su feudo- , la cual ha sido llamada: el descanso de Carlos, o la, Versalles de Alemania, y también, el abanico de Carlos. Los habitantes de la antigua capital se opusieron, pero de todas formas se realizó el proyecto. El complejo palaciego luego se transformó en una importante capital regional. El proyecto se presentó como un palacio y la vez ciudad, en cierta forma como un monumento a la personalidad del gobernante.


Karlsruhe aparece en la historia del urbanismo como una traza que se destaca por su definida intención geométrica de tipo radial,  que se origina en la tradición barroca de Versalles y –continuadora de las vías multifocales de Paris-, en oposición a las tramas Españolas en América, que se caracterizan por un trazado de damero, o retícula. Al parecer L’Enfant, el diseñador de Washington, la capital de los Estados Unidos conocía la disposición urbana de Karlsruhe y la tomó como un referente en su diseño. El nombre del arquitecto o ingeniero que diseñó y construyó la nueva Capital de Baden-Durlach, fue, Jacob Friedrich von Batzendorf.[2]


Founded in 1715 by Margrave Karl Wilhelm von Baden-Durlach (r. 1709-38) , the southwestern German city of Karlsruhe was laid out around a palace designed as a princely resting place (thus the name Karlsruhe, which can be translated as “Karl’s rest”). With its carefully structured urban plan, self-conscious grandeur, and concern for dramatic effects, this residence city embodied the Baroque aesthetic in urban planning. The princely palace was the focal point of the city; from there, 32 streets radiated outward like rays from the sun. Karlsruhe has often been described as the German Versailles. It is important to note, however, that unlike Versailles, which was deliberately built at a distance from Paris, Karlsruhe was planned as both a princely residence and a city.[3]


El conjunto urbano de nueva planta pretendía inscribirse en un círculo. En el centro del trazado se localiza una torre de 7 niveles y un edificio palaciego, en forma de “Y”, el cual se abre por el sur a un parque geométrico del tipo francés, con jardines inscritos en rectángulos, cuadrados y triángulos; los árboles se presentan en hileras, esta parte del trazado ocupa un cuarto de la circunferencia. Se destaca la fuerte simetría del eje central o “Vía Triunfal[4]” hacia el sur, cuyo foco se proyecta desde el centro del trazado. Las manzanas se van agrupando radialmente, formando –cuñas de un arco-. Edificios modernos han terminado de configurar el parque que se abre hacia la ciudad.


Una gran vía perimetral define el complejo central con un diámetro aproximado de 0,87 kilómetros, y otra vía también circular más alejada intenta definir el núcleo urbano con una diámetro de 2,22 kilómetros, la cual no fue capaz de mantenerse con pureza geométrica en su idea circular y concéntrica. Las manzanas más cercanas al centro se disponen radialmente, formadas por edificios de patio central que suelen abarcar toda la manzana, con unas dimensiones variables alrededor de los 60 metros de lado. Estos bloques asumen la forma de –cuña-. La ciudad que no ha conservado su trazado radial se desarrolla hacia el sur. Y múltiples tipos de traman comienzan a aparecer.


Hacia el norte, se ubica un gran jardín al estilo inglés, con senderos sinuosos, bosquecillos y un lago. Hacia el nor-oriente, se han localizado las instalaciones deportivas como los estadios. El crecimiento urbano ha generado numerosos suburbios en todas direcciones. Al oeste se localiza el rio, el Rhin, donde se han desarrollado unas amplias dársenas portuarias. La ciudad es un punto de interconexión, que la transforman en una importante estación ferroviaria del circuito alemán y ha desempeñado destacadas funciones dentro de la historia de la administración pública del país.

Google Earth (Vista general de Karlsruhe)

What makes the city Karlsruhe so wonderful? Could it be the youth of the city that makes it so much more attractive than the older cities? The city has just turned 200 years old. In any case the city has an amazing infrastructure. There is an interesting story behind the birth of the city.

According to the legend, Karl Wilhelm the squire of Baden-Durlach, is supposed to have fallen asleep during a hunting trip in the Hardtwald of Durlach. He dreamt of a magnificent Palace which lies in the centre of his residence like the sun, the streets of the city stretching out like rays of sunlight.
Karl Wilhelm had his dream city designed, and founded the city named Karlsruhe on the 17 of June 1715, laying the foundation of the palace on this day, finally realising his dream.
Thus Karlsruhe was built. The city was built in an absolutistic manner. Many streets still exist and even now the city centre is full of shopping opportunities and is known as the Kaiserstraße.
The castle is still in beautiful condition and has become a museum which offers an exhibition every 6 months. In the market square, the so called ‘Marktplatz' there is a pyramid which is the gravestone of Karl-Wilhelm, the founder of Karlsruhe. Often a flower market can be found there, and around Christmas time a Christmas market.[5]


En nuestro blog siempre hablamos de ciudades que fueron primero imaginadas, pero por primera vez nos encontramos con un ejemplo de ciudad que fue soñada. En el sueño se vio la geometría como irradiada por el sol, no importa si es una leyenda o no, el hecho es que se imaginó antes de construirse, por ello es una ciudad prevista en el mundo de la mente y que se construyó casi como se había planificado aunque, como toda planificación fracasa, el plano no se llevó al pie de la letra como se planteó en los planos originales.

martes, 3 de abril de 2012

N.73  ODESSA (UCRANIA) CIUDADES  IMAGINADAS, CIUDADES REALIZADAS.  Desde Al Rawda a la Estación Espacial Internacional.

Google Earth (vista parcial del centro fundacional y el nuevo puerto en Odesa)

Odessa (Ucrania): La perla del Mar Negro

Como en otros casos de ciudades nuevas planificadas, había antes de la fundación y construcción de Odessa alguna clase de asentamiento. Hemos visto pues que, bien sea por alguna población antigua que es arrasada para dar paso a la nueva planta prevista, como en el caso de Teresina en Brasil[1], o en algunas otras donde se edifica una ciudad nueva al dado de otra vieja como en el cado de Vauban Neuf Brisach[2] en la frontera Franco-Alemana, o como en el ejemplo de otros  asentamientos, el sitio previo es insignificante en comparación con el descomunal tamaño y poderío de la nueva propuesta, como en el caso de New York[3], al cual se remite más de cerca este caso, la ciudad nueva en las costas del Mar Negro puede clasificarse como una ciudad de nueva planta.



Al parecer una riquísima y compleja historia se asentó en el  área, de entre muchos de estos procesos edificatorios solo destacamos uno, como nos cuenta este blog.

Suena absurdo que el barrio de trabajadores de una ciudad sea anterior a la propia ciudad. Sin embargo, como diría Isaac Bábel, así se hacía en Odesa. El Moldavanka, un asentamiento de rumanos moldavos llegados hasta aquí para construir las defensas otomanas a lo largo de las costas del Mar Negro, prosperaba mucho antes de que Catalina la Grande, o, mejor dicho, el catalán José de Ribas —cuyo nombre se recuerda en una de las vías principales, Deribasovskaya—, fundara Odesa en 1794. Hacia 1820 la rápida expansión de la ciudad incorporó este asentamiento que, mientras tanto, se había vuelto multiétinico y que hasta hoy (por lo menos hasta el colapso de la Unión Soviética) mantuvo su carácter de barrio de trabajadores de la industria de la ciudad. Antes de la Revolución también era el barrio judío de Odesa. Este es el escenario de los Cuentos de  Odesa de Isaac Bábel, de aquí era el «Rey» Benya Krik, basado en la realidad en Mishka Yaponchik, y aquí nacieron las canciones tabernarias y obscenas de Odesa, las блатные песни[4]


Pero, fue Catalina la grande de Rusia quien por decreto inició el proceso de construcción de una ciudad y un nuevo puerto,  en 1794,  buscando una salida para su territorio desde la frontera sur en el Mar Negro, el cual se conecta directamente con el mediterráneo y por vía marítima se relaciona con las grandes capitales europeas a las que Rusia quiso vincularse, designando así el emplazamiento del principal puerto ruso. La emperatriz escogió el nombre de la nueva ciudad, Odessa, basándose en una fundación de la Grecia clásica –Odessos-


Las obras de ingeniería y arquitectura se erigieron con el espectacular estilo que caracteriza las obras de urbanismo ruso, como en San Petersburgo[5]. El estilo de los edificios fue predominante el que suele inscribirse en la corriente neoclásica. Influenciada por la ilustración de la cual la emperatriz fue una singular exponente.


El encargado de la construcción fue el conde español, José De Ribas, quien al parecer fue un gran impulsor de esta idea urbanizadora y de su posterior gobierno y desarrollo, este personaje se destacó en Rusia como contraalmirante de la Armada Rusa, mientras que los planos y diseños estuvieron a cargo de un holandés, el ingeniero Franz de Volán. Muchos otros aristócratas europeos y rusos participaron en el progreso de la ciudad.


Rápidamente, Odessa, se enriqueció, debido a la actividad portuaria, y con el tiempo se destacó como un de las ciudades con mejores estándares de vida en comparación con Europa. Con el tiempo la ciudad fue capaz de modernizarse con un buen sistema de acueducto, alcantarillado, vías pavimentadas, electricidad, hospitales, universidades, cafés, teatros, opera entre otros y se transformó en un ejemplo de urbe cosmopolita,  que ha devenido también en ciudad industrial.


La urbe se estructura en forma reticulada, tiene un parque central que es atravesado por dos vías, dividiéndose en cuatro sectores. La planta parece estar contenida en un cuadrado o en un rectángulo, pero otras figuras geométricas como un triangulo se adicionan a la composición.  La planta se desorganiza un poco por la presencia previa de estructuras que no fueron planificadas, pero que se integran muy bien. Con el tiempo se ha dejado un corredor verde hacia la playa, el cual conforma una extensa área de jardines públicos.


Las vías tienen antejardines, formándose corredores verdes en casi todas ellas, las manzanas por lo general cuadradas se presentan con edificios alargados, con un alto índice de patios interiores donde también aparecen arboles. Odessa se ha expandido, pero no ha conservado las líneas de la composición del siglo XVIII. En la actualidad se la considera como sede de una cultura propia, un tanto divergente de las tendencias rusas.



[1] Ver nuestro blog número 54
[2] Ver nuestro blog número 64
[3] Ver nuestro blog número 39
[5] Ver nuestro blog número 70